Un metalogo (i) su “Lorem ipsum”
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D: che cos’è questo testo, sembra in latino, che compare in alcune pagine dei siti? Non significa niente, perché lo mettono?
R: semplice, si vuole riempire una pagina con un testo, scritto in latino, apparentemente privo di significato, a modo riempitivo per non lasciare la pagina vuota.
D: perché scritto in latino?
R: l’insieme delle parole scritte in questo tipo di pagine deriva da un testo latino presente in un’opera del 45 a.C. scritta da Cicerone ; “De finibus bonorum et malorum”. Il testo è presente nei paragrafi 32 – 33 e ciò che appare solitamente nella pagina web è estratto da un testo di Cicerone, ma rimontato in modo casuale o meglio pseudocasuale (generati da un algoritmo deterministico). Ne esistono versioni differenti, ma il testo più comune è il seguente: « Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisci elit, sed eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrum exercitationem ullam corporis suscipit laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur. Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum. ».
Nel 1500, un anonimo tipografo utilizzò proprio questo testo per mostrare i propri caratteri (stampa a caratteri mobili); diventò così lo standard dell’industria tipografica, sopravvissuto inalterato, per oltre cinque secoli, al passaggio dalla stampa alla videoimpaginazione. Questo insieme di parole, connotato brevemente dalle prime due parole del testo “Lorem ipsum”, è quindi un testo segnaposto.
D: segnaposto ! Cos’è un segnaposto?
R: un segnaposto, nell’accezione più comune, è una targhetta che indica il posto a sedere di ciascun partecipante a congressi, pranzi o riunioni varie; oppure un cartellino che segnala i posti prenotati sui mezzi di trasporto pubblici. Nel nostro caso la targhetta è la nostra pagina destinata a contenuti futuri, ma, se i testi definitivi non sono ancora stati creati, usiamo testi casuali(1) come riempitivo. Sono definiti anche dummy text, testi manichino o, appunto, testi segnaposto. “Lorem ipsum” è considerato il testo segnaposto standard sin dal sedicesimo secolo, quando un anonimo tipografo prese una cassetta di caratteri e li assemblò per preparare un testo campione.
D: una sorta di “lavori di in corso” senza il disegno?
R: giusto! Però il “disegno” o “segnale” dei lavori in corso, è più propriamente definito “icona”. Nell’icona dei lavori in corso il segno grafico dell’omino che lavora sulla strada assomiglia veramente all’operaio che lavora sulla strada; espresso in altre parole: il significante assomiglia al significato. Invece nel caso del caso del “Lorem ipsum” sembrerebbe che il significante sia senza significato; in realtà ha un significato ben preciso.
D: cos’è un significante?
R: hai ragione, occorre dare una definizione più completa, ripartiamo dai segni. Il significante è il supporto materiale che contiene il segno. Ad esempio per il segno “%” (in questo caso è anche un carattere) il suo significante è la sua stessa forma scritta o stampata su carta o visualizzata sullo schermo, mentre il suo significato è quello di “percentuale” .
D: cosa c’entra il simbolo “%” con “Lorem ipsum” ?
R: in verità non ho definito “%” come un “simbolo”, anche se è corretto, occorre fare un po’ di attenzione, i termini segni, simboli, icone e segnali sono sovente usati e interpretati con lo stesso significato, ma non è proprio così. La semiotica (dal termine greco sσημεῖον -semeion-, che significa “segno”) è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso (significazione). L’inizio della semiotica si identifica nelle opere e nelle riflessioni del filosofo Charles Peirce(2).
D: allora quale termine devo usare?
R: Peirce afferma che: “Ogni qualvolta pensiamo, abbiamo presente alla coscienza, un sentimento, un concetto, o un’altra rappresentazione, che serve da segno”. Peirce intendeva come segno qualsiasi cosa che, determinata da un oggetto (significante), determina un’interpretazione (significato), attraverso il segno stesso, dal medesimo oggetto. Aveva suddiviso i segni in tre categorie:
Icone, Simboli e Indici .
D: cosa rappresenta ognuna di queste categorie?
R: le icone sono segni che rinviano a un oggetto o a un evento per analogia, in virtù di una somiglianza.
L’icona dei lavori in corso, della quale abbiamo parlato, è un segno creato e usato con l’intenzione di comunicare, attraverso la silhouette di un uomo che scava, l’idea dei lavori in corso. In questo caso il segno, come abbiamo già accennato, assomiglia al concetto rappresentato, quindi è un’icona.

Nell’arte un’icona è, in genere, una raffigurazione sacra dipinta su tavola, prodotta nell’ambito della cultura bizantina e slava, le icone russe sono le più conosciute. Nell’icona della “Madonna con il Bambino”, il significante assomiglia effettivamente a una donna che tiene in braccio un bambino.
Nell’era digitale, un’icona è definita come un segno, un pittogramma o ideogramma, generalmente visualizzato sullo monitor di un dispositivo.
Le icone sono elementi fondamentali dell’interfaccia grafica di un sistema operativo, su qualunque dispositivo digitale l’esecuzione di una applicazione o, più comunemente, “app” avviene mediante un click sull’icona che la rappresenta . Ormai è quasi un ricordo l’interfaccia a linea di comando.
Il livello di stilizzazione di una icona è variabile, decisamente più simile al nostro esempio iniziale del cartello stradale piuttosto che all’immagine della “Madonna con bambino”. Di solito anche un sito web ha una propria icona (favicon, si pronuncia [ˈfævɪkɒn], è la contrazione di favorite icon, icona dei preferiti) che nella maggior parte dei casi ne ricorda o rappresenta il logo.
D: e il simbolo?
R: abbiamo invece un simbolo quando il significante non assomiglia
al significato, ma è frutto di una convenzione garantita dalla tradizione culturale che unisce, accomuna sia chi crea il segno sia chi lo guarda. Ad esempio nell’icona russa della Madonna con il Bambino, appare un disco dorato dietro alle teste, disco che chiamiamo aureola, un attributo figurativo usato nell’arte sacra, non solo cristiana, per indicare la santità di un personaggio. L’aureola è un segno, ma non c’è somiglianza, nessun santo in vita aveva un’aureola sulla testa, nessun disco dorato, ma un simbolo, che noi comprendiamo quando osserviamo il disco dorato sulla testa di un personaggio raffigurato nel disegno. La parola “Simbolo”, in greco, deriva dal verbo “unire”, “mettere insieme”. Il termine simbolo (Σuµβολον) assumeva pertanto il significato di “tessera di riconoscimento”, infatti qualsiasi oggetto diviso in due, del quale due persone conservavano una parte, poteva un giorno essere ricomposto e il perfetto combaciare delle parti provava l’esistenza di un accordo precedente. In tal senso il simbolo non è neppure un segno perché non significa ma manifesta. Come vedi non così facile definire i simboli, ma questo è un altro problema.
D: e gli indici?
R: giusto, devo terminare la classificazione. Gli indici sono dei segni in cui l’espressione e il contenuto sono legati da un rapporto di origine naturale e di tipo causale. I segni delle impronte delle zampe di un gatto sul cofano di una macchina indicano che il gatto è salito sulla macchina. Negli indici il rapporto tra espressione (significato) e contenuto (significante) è quindi arbitrario.
Un Indice è un segno che si riferisce all’oggetto che esso denota in virtù del fatto che è realmente determinato da quell’oggetto (il fumo di un incendio).
D: “Lorem ipsum” non sembra nessuno dei tre, allora cos’è?
R: sicuramente non è un simbolo e neppure un indice, ma siamo proprio sicuri che non sia un’icona. Siamo abituati a pensare le icone come immagini definite, ma “Lorem ipsum” dal momento che è rappresentato su carta o su schermo è comunque un’immagine.
Un’immagine molto efficace che grazie all’alternanza di parole lunghe e brevi, punteggiatura e paragrafi simula l’impatto grafico di un testo reale dotato di un senso compiuto e, di conseguenza, assomiglia al testo reale. È così che “Lorem ipsum” rientra nella classificazione come icona. È un’icona, ma anche una antinomia semantica: sembra un testo verbale, ma in realtà è un testo visuale che deve dare la percezione di un paragrafo scritto. Potremo quasi definirla, con un ossimoro, un’immagine-verbale.
D: perché definirla significante apparentemente senza significato?
R: nel caso del “Lorem ipsum”, inserire come significante un testo che rappresenta un testo sembra una cosa buffa, poco comprensibile, ma in realtà però il suo vero significato è quello di indicare uno spazio che deve essere riempito con un testo sensato. Quindi, se il significante dei “lavori in corso” è l’immagine della silhouette dell’omino che scava, nel caso del “lorem ipsum” il significante é l’immagine-verbale del testo in latino il cui significato è proprio la “mancanza di significato”.
Può essere divertente pensare che questa breve e sommaria trattazione sul “Lorem ipsum” possa diventare a sua volta un segnaposto per un pagina e per analogia diventare a sua volta il significante di una pagina priva di senso in attesa di un testo sensato che la sostituisca … il che vorrebbe dire che quanto scritto è privo di significato.
Bibliografia
Ruggiero Romano, Enciclopedia Einaudi, Società-Tecnica (vol. 13), Einaudi, 1981
Marco Vimercati, Simboli – Le forme della forza, Le Mani, 2010
Gregory Bateson, “Verso un’ecologia della mente”, Adelphi, Milano, 1976
(1)I testi casuali sono utilizzati per mostrare e confrontare l’aspetto dei caratteri tipografici e dei layout. La loro caratteristica è la non leggibilità. La distribuzione arbitraria delle lettere e della lunghezza delle “parole”, non distrae l’occhio che, in questo modo, può focalizzare e giudicare l’effetto grafico e la leggibilità dei caratteri tipografici e la distribuzione del testo nella pagina (layout ).
(2)Charles Sanders Peirce è stato un matematico, filosofo, semiologo, logico, scienziato e accademico statunitense.
Data di nascita: 10 settembre 1839, Cambridge, Massachusetts, Stati Uniti
Data di morte: 19 aprile 1914, Milford, Pennsylvania, Stati Uniti Coniuge: Juliette Peirce (s. 1883)
Genitori: Benjamin Peirce, Sarah Hunt Mills
Studi: Harvard College, Università di Harvard, John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences
(i)Nel bellissimo libro “Verso un’ecologia della mente” di Gregory Bateson, il metalogo è una conversazione immaginaria tra un padre e una figlia su un argomento problematico. Inizia sempre con una domanda della piccola figlia, domanda che permette a papà Bateson di introdurre le sue teorie. I metaloghi non terminano mai con certezze, ma lasciano la possibilità di porsi molte altre domande. E’ un modo di presentare le idee molto diverso da quello al quale siamo abituati (ipotesi, dimostrazione
delle ipotesi e conclusioni), per questa ragione il lettore può rimanere, almeno ad un primo approccio, perplesso. Ma se da un lato Bateson sostiene l’importanza dell’accrescimento della conoscenza
fondamentale, dall’altro lato attraverso i metaloghi egli ci fornisce un esempio concreto di cosa significhi avvicinarsi a un problema con una atteggiamento conoscitivo e di come dei dati oggettivi possano essere utilizzati con un intento euristico, piuttosto che con una forzatura atta a incasellare i dati dentro una teoria di riferimento.
In questo breve metalogo, parafrasando Bateson, ho cercato di spiegare il significato che assumono le pagine in rete con il testo “Lorem ipsum”.